
Katherina Ukleja, The Fulcrum Nr.48 Autunno/Inverno 2009
In seguito ad alcuni articoli apparsi sulla rivista The Fulcrum[1] e alle lettere che ne sono seguite, penso possa essere utile descrivere brevemente la storia e i principi della biodinamica, nell’ambito della terapia craniosacrale.
Una breve storia
Al di fuori della tradizione osteopatica, la terapia Biodinamica Craniosacrale affonda le sue radici nel lavoro di Franklin Sills all’Istituto Karuna (nel Devon, Inghilterra N.d.T).
Il Karuna iniziò ad offrire corsi di Formazione in Terapia Craniosacrale nel 1986. In questi primi anni lo stile di insegnamento era abbastanza eclettico. Comprendeva aspetti dei primi lavori del dott. Sutherland, che descrivevano movimenti ritmici sottili, sia aspetti della sua pratica più avanzata, dove invece il dott. Sutherland metteva l’accento sulle forze naturali al lavoro all’interno degli organismi viventi che a loro volta producevano dei movimenti, mantenendone l’integrità e l’ordine.
Il dott. Sutherland parlava della potenza del respiro di vita (Breath of Life), dell’intelligenza innata con la „I“ maiuscola, della „scintilla“ dentro il motore e del „medico interiore“.
Verso l’inizio degli anni Novanta al Karuna, un gruppo di insegnanti con una buona esperienza clinica, si resero conto che il loro insegnamento non era più coerente con la loro pratica clinica. Stavano infatti insegnando procedimenti orientati tecnicamente, come per esempio il „testare i movimenti“. Questo procedimento porta l’accento più sugli schemi di inerzia, usando un linguaggio biomeccanico, come „flessione“ ed „estensione“, mentre la loro pratica clinica coi clienti era principalmente orientata a raggiungere un neutrale sistemico, alla respirazione primaria, alle maree più profonde ed alla quiete dinamica.
Gli insegnanti al Karuna ci misero più di dieci anni per spostare gradualmente il loro programma di insegnamento e la loro pratica clinica, nella direzione che aveva indicato il dott. Sutherland negli ultimi anni della sua pratica. Con questo nuovo curricolo di insegnamento, a poco a poco, emerse un nuovo nome che definiva il nuovo metodo: biodinamica craniosacrale, o terapia biodinamica craniosacrale.
Al centro di questo metodo, c’è l’orientarsi a maree più profonde, alle forze al lavoro all’interno ed all’intorno del sistema, a stati d’equilibrio e di silenzio non superficiali.
La maggior parte degli operatori con più esperienza, imparano a mettersi in relazione con queste forze fluide al lavoro, mentre sviluppano la loro pratica clinica.
La nostra sfida era quella di sviluppare un training che orientasse gli studenti a questi territori in una maniera graduale e guidata.
Franklin Sills era la forza creatrice maggiore all’interno di queste dinamiche al Karuna, aiutando anche gli inizi del CTET (Craniosacral Therapy Educational Trust).
Uno sguardo biodinamico
Una metodologia biodinamica è quella in cui ci si orienta principalmente sulle forze al lavoro all’interno del sistema umano, attraverso la marea media, la marea lunga e la quiete dinamica. Questa metodologia di lavoro iniziò all’interno della comunità osteopatica, ed era basata sugli ultimi dieci anni di lavoro del dott. Sutherland, quando egli cominciò a descrivere il respiro di vita, la respirazione primaria, la marea fluida, la potenza infallibile, i neutrali profondi, il mare intorno a noi ecc.
Quando questa maniera di orientarsi clinicamente fu integrata al Karuna, fuori dall’ambito osteopatico, Franklin ed i suoi colleghi iniziarono a sviluppare anche un nuovo linguaggio, in rapporto alle loro nuove esperienze cliniche. Franklin introdusse nell’ambito craniosacrale il lavoro del dott. Becker, usando i suoi concetti di piano di lavoro intrinseco e dei tre passi di consapevolezza del processo di guarigione. Egli sviluppò anche il concetto di campo di relazione, che indica il campo che si intreccia tra operatore e cliente; portò enfasi sulla negoziazione del contatto da parte dell’operatore, ed inoltre sviluppò la metodologia dei fulcri dell’operatore e la negoziazione di tocco e spazio per rispecchiare una intenzione di radicamento. Coniò anche il termine di marea di mezzo, che indica il territorio relativamente stabile della potenza dei fluidi, della marea fluida e della motilità dei tessuti e di tutta la comunità cellulare.
Franklin forgiò anche il termine di stato di tensione bilanciata, per riflettere il secondo dei tre passi del processo di guarigione del dott. Becker, il neutrale sistemico, dove, durante l’approfondirsi del processo di guarigione, l’equilibrio dinamico tra forze universali e forze condizionate, diventa una porta d’accesso sulla marea lunga, sulla quiete dinamica e persino sul respiro di vita stesso.
Franklin sviluppò anche diversi esercizi di percezione che potessero aiutare gli studenti ad orientarsi a questi differenti livelli di esperienza. Tutto ciò è stato ulteriormente sviluppato da altri insegnanti biodinamici, che hanno poi creato il loro stile e linguaggio personale adatto al loro insegnamento.
In quest’ottica l’impulso ritmico craniale è sperimentato come un ritmo più superficiale, che si esprime attraverso forze condizionate non risolte e con l’attivazione del sistema nervoso. È come quando si formano le onde sulla superficie delle maree. In questo caso gli still point ( punti fermi o punti di quiete) ed il lavoro sulle risorse, sono chiavi di volta che permettono al sistema di assestarsi e di accedere a quello che Franklin chiama il cambiamento olistico, verso la respirazione primaria.
Tutto ciò viene definito il neutrale del cliente: un assestarsi del sistema, dove una sensazione sentita di totalità ed interezza emerge e porta chiarezza alla marea fluida o marea di mezzo. Lavorando all’interno di questa marea, agli studenti vengono poi dati strumenti che li aiutano ad accedere a stati di tensione bilanciata più profondi.
Il lavoro con la marea lunga e la quiete dinamica è principalmente basato sulla risonanza e sull’approfondimento della quiete dinamica nell’operatore stesso.
Formazioni biodinamiche che si orientano a questa metodologia, danno agli studenti un’abilità di ascolto che può apprezzare le differenti fasi del piano di lavoro intrinseco, l’assestarsi del campo di interrelazione non appena si è sviluppata una fiducia reciproca, il cambiamento verso la respirazione primaria, anche chiamato „cambiamento olistico“, l’approfondirsi del neutrale, gli sviluppi di abilità di accrescimento appropriate, ed infine la capacità di rimanere orientati, mentre il lavoro diventa profondo, alla marea lunga ed alla quiete dinamica.
Il testare il movimento, ed il dipanare (unwinding) sono tecniche che non si usano più nella biodinamica, non perché non siano valide, ma perchè non risuonano con l’etica del training e con i suoi principi.
Il paradigma biodinamico non esiste in opposizione a nessun altra metodologia, la biodinamica è semplicemente quello che è.
[1] Fulcrum è la rivista ufficiale dell’Associazione Terapeutica Craniosacrale, CSTA, inglese. Editore: Mij Ferrett RCST
16 Rue du Tonnelier 11220 St Laurent de la Cabrerisse France . email: mij@craniosacral.co.uk
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